Il portale di Enrico Calzolari
LA SPEZIA, LIGURIA, ITALY
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Il nuovo libro di Armando Baldassari ed
Enrico Calzolari





"QUEL BIANCO ALTO CAPPELLO" 

Edizioni Cinque Terre.

In questo libro si ricordano i grandi cuochi delle brigate di cucina dei transatlantici. Successivamente, con il “canto del cigno” della navigazione atlantica, eclissata dai nuovi “Jumbo jet”, le nuove brigate di cucina delle navi da crociera hanno dovuto  ridurre l’offerta gastronomica ad una clientela meno esigente nella qualità, ma tendente ad avere un servizio continuo h24, molto apprezzato dalle nuove generazioni. Nelle prime “love boat” si è assistito  alla presentazione di piatti della tradizione gastronomica regionale italiana, con omaggio di brossure spieganti i menu gustati duranti la crociera. Un vero successo per il “buy Italy”. Con l’aumento straordinario, fino ai limite della ragionevolezza, dei passeggeri imbarcati  (oltre 4.000 unità, con  almeno 1.500 persone di equipaggio) la gastronomia di bordo  ha dovuto trasformarsi in un sistema di piatti standard  della tradizione internazionale, particolarmente controllati sotto l’aspetto igienico-sanityario, non troppo elaborati in senso organolettico, e curati  con  particolare attenzione agli equilibri  della composizione visiva  e dei colori degli ingredienti.
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Uscito nel 2018 per la casa editrice IL SEGNO (UD).

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I megaliti di crinale delle Cinque Terre - Edizioni Cinque Terre

Il libro del prof. Enrico Calzolari che presenta al pubblico spezzino, ed ai viaggiatori alcuni “segreti” della religiosità europea primordiale.

L’interpretazione delle grandi pietre, in vicinanza di quello che era stato chiamato Sentiero N° 1 nell’iniziale cartografia, voluta e realizzata dal Club Alpino Italiano, viene ad aggiungersi alla ricchezza di valori paesaggisti, storici ed antropologici, comunemente noti in tutta la letteratura giornalistica e libraria relativa a questo pregiato territorio, inserito nella grande storia del Mediterraneo. Fernand  Braudel, nel suo libro “Il Mediterraneo”, per identificare questo mare in cui sono passati i portatori delle civiltà  più prestigiose, basti pensare agli Egizi, ai Fenici, ai Greci, ai Romani, ha usato come archetipo la frase “…i vignaioli discendono dalle colline delle Cinque Terre…”. Questa immagine ha colpito e continua a colpire l’immaginario collettivo di escursionisti, viaggiatori, turisti, e costituisce quindi un “valore d’uso”, cioè uno di quegli elementi che mantiene nel tempo la qualità di produrre ricchezza per generazioni e generazioni. Un nuovo elemento, che proviene dalla antica preistoria, viene messo in luce da questo nuovo libro e porta attrazione verso i crinali alti della costa, aggiungendo alla magnificenza dei paesaggi la grandezza delle cosmogonie degli antichi abitatori, che, si badi bene, non erano gli antichi Liguri, ma popolazione ben più antiche di decine di migliaia di anni. Il tema dell’uovo e della nascita della vita, che si rinviene nel Monte Grosso di Corniglia,  si ritrova infatti in una statuetta trovata in una grotta del territorio di Mentone. sul confine costiero italo-francese. All’interno del libro si trova infatti una riproduzione di una “Venere” fatta risalire al 23.000 a.C.,  che non può non lasciare il segno nell’animo di chi la osserva, e che fa ricordare, alle persone non più giovani, i riti della Pasqua cristiana, i canestrelli con le uova, le uova pitturate, ed ai più giovani la rottura del grande uovo di cioccolato, al termine del pranzo pasquale. Calzolari, archeoastronomo, mette in luce, oltre alla semiologia dei megaliti, le relazioni con i movimenti del Sole e dei relativi azimuth che segnano le stagioni, nonché quelle direzioni di antropologia culturale, come l’allineamento dell’ara del Persico (il persklum  dei Paleo-Umbri) con lo Scoglio Ferale e con il monte sacro degli antichi Liguri, il Monviso, il monte che si vede emergere da solo, maestoso,  dalle Alpi Cozie. Questo libro arricchisce gli studi sulla parte di ponente  del golfo della Spezia, in continuità con il precedente libro a titolo “Fabiano e i misteri della costa occidentale del Golfo”.
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La  pubblicazione del 2017 su Lerici e la letteratura.

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Postfazione e ringraziamento dell'autore su"Lunigiana e rotta atlantica dei Templari"

Questo libro vuole offrire agli studiosi di formazione umanistica, scettici del calcolo delle probabilità, e soprattutto ignoranti del Teorema del Reverendo Thomas  Bayes (1702 – 1762), che a sua volta deriva da due altri  teoremi fondamentali  (quali il teorema della probabilità composta e il teorema della probabilità assoluta) come non fermarsi di fronte a fenomeni che sembrerebbero impossibili da avvicinare da parte di chi possiede una tensione verso la  logica.
L’autore, indipendentemente da ciò che è stato prodotto in materia in Italia, da docenti di storia della scienza, quali Umberto Bartocci - che ha scritto “America rotta templare” (1995) e “Una rotta templare alle origini del mondo moderno” (2006) - o da un giornalista divulgatore scientifico, capo redattore di Giornale Radio Rai,  quali Elio Cadelo - che ha scritto “Quando i Romani andavano in America” (2009) -  o da un fisico e storico della scienza, docente di calcolo delle probabilità all’Università di Roma,  quale Lucio Russo - che ha scritto “L’America dimenticata” (2013) - ha portato avanti  una propria personale  ricerca basata sulle simbologie ritrovate nella Lunigiana Storica. Indipendentemente  da altri studiosi, egli ha identificato simbologie del tutto eccezionali rispetto alla normale catalogazione di simboli templari, ma trattandosi di elementi riscontrati una sola volta, ha dovuto  continuare  una paziente ricerca in tutti i possibili luoghi templari, riscontrando simbologie eguali, di volta in volta, in Corsica, nelle Isole Canarie, in Messico e nell’America Meridionale. Attraverso i ritrovamenti di simbologie dell’America Meridionale ha potuto poi identificare simboli  in Toscana ed Umbria, ed ancora in Lunigiana. Un percorso circolare che ha consentito il riconoscimento, in Italia, del cacao, della pianta di mais giovane ed adulta, dell’ananas, della croce templare inclinata, del Tau, dei cerchi atlantidei, della croce decussata cortata, dell’uso di copricapo di pelliccia, della cosmogonia azteca legata agli azimuth dei solstizi, e, in direzione opposta, avvicinarsi alla risoluzione, nell’America del Sud, delle simbologie dei bronzi arseniosi della civiltà  La Aguada, che sono stati pubblicati da valenti studiosi argentini,  ma privi di alcuna attribuzione semantica. Lo studio non si è servito, deliberatamente, delle argomentazioni relative alle simbologie presenti nella famosa Cappella di Rosslyn. In quanto capitano di lungo corso, e studioso del problema della longitudine, l’autore esprime la sua  gratitudine al prof. Umberto Bartocci, già docente di Storia della Scienza presso l’Università di Perugia, che ha permesso di  risolvere l’enigma di come Cristoforo Colombo sia pervenuto alla soluzione di questo problema, appropriandosene presso il Centro di Sagres, tenuto dagli appartenenti all’Ordo do Cristo, successori dell’Ordo do Templo in Portogallo.

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