LA VIA DELLA SPONGATA
La Lunigiana Storica è la terra che in antico era governata da un Vescovo-conte, il quale, munito di proprio esercito, doveva garantire la percorribilità dei passi che dal Nord conducevano a Roma. La Lunigiana era stata prima percorsa da popolazioni provenienti dall’India che hanno lasciato sul monte Matto e sul Molinatico incisioni raffiguranti la losanga con il tridente del culto di Shiwa. Il popolo dei Secli, portatore della civiltà di Sesklo e Dimini, ha lasciato traccia nel toponimo Secchia, e le genti del bronzo hanno certamente attraversato la Lunigiana per raggiungere l’unica miniera di stagno esistente in Italia, le Cento Camerelle di Piombino. Nel porto di Luni, facente parte del Dipartimento Militare Marittimo di Capo Miseno, mercanti ebrei sbarcavano i cereali per i soldati romani dislocati in Europa, e Papa Gregorio Magno, ancora nel secolo VI, scrive al vescovo di Luni Venanzio di riscattare gli schiavi cristiani tenuti a servizio di ricchi ebrei. Nulla da eccepire quindi nel prendere atto che la <via della spongata> tipico dolce dall’etimologia chiaramente mediterranea, derivante dal termine greco “spongia” (spugna) abbia attraversato la Lunigiana, lasciandovi una profonda traccia, sia a Sarzana, sia a Pontremoli, i due centri che nel Medioevo erano tappe certe del cammino dei pellegrini, che a Pontremoli dovevano fare visita al labirinto, simbolo di cammino interiore che avrebbero ritrovato a Chartres ed a Lucca, ed a Sarzana dovevano venerare il Sacro Graal, oggi la reliquia del Preziosissimo Sangue. Se si profila l’ipotesi che la <spongata>, per le sue caratteristiche organolettiche, sia dolce proveniente dal Mediterraneo Orientale, ed in particolare che possa essere di tradizione ebraica, il passato della storia di Sarzana si sposerebbe compiutamente con tale ipotesi. Una prova che le popolazioni locali amassero assaggiare i cibi della tradizione ebraica ci è fornito dalla documentazione del sinodo lunense del 1642, in cui viene vietato ai Lunigianesi di mangiare i cibi degli Ebrei! Volendo prescindere dalla tradizione ebraica per una più generica analisi sull’utilizzo dello zucchero (già noto in India dall’imperatore Dario nel 510 a.C., successivamente menzionato dal generale di Alessandro, Nearco, nel 327 a.C. e prodotto largamente in Sicilia nel 900 d.C.) nulla verrebbe a mancare per la conferma della tradizione sarzanese, in quanto gli approdi di Avenza, San Maurizio, Lerici e Porto Venere, hanno mantenuto il commercio di import-export sulla antica rotta che da Napoli, con lo scirocco, conduceva ad Aleria, e di qui, con il Libeccio, conduceva nel golfo della Spezia. Oltre Pontremoli, per la via del Monte Bardone (il Gebel Bardun di Edrisi) la conoscenza dell’uso dello zucchero non avrebbe avuto alcun impedimento per espandersi nella pianura padana, a ridosso dei passi, e di proseguire quindi fino alla Val d’Aosta, ove si raccolgono tradizioni simili alla <spongata>.
La Lunigiana Storica è la terra che in antico era governata da un Vescovo-conte, il quale, munito di proprio esercito, doveva garantire la percorribilità dei passi che dal Nord conducevano a Roma. La Lunigiana era stata prima percorsa da popolazioni provenienti dall’India che hanno lasciato sul monte Matto e sul Molinatico incisioni raffiguranti la losanga con il tridente del culto di Shiwa. Il popolo dei Secli, portatore della civiltà di Sesklo e Dimini, ha lasciato traccia nel toponimo Secchia, e le genti del bronzo hanno certamente attraversato la Lunigiana per raggiungere l’unica miniera di stagno esistente in Italia, le Cento Camerelle di Piombino. Nel porto di Luni, facente parte del Dipartimento Militare Marittimo di Capo Miseno, mercanti ebrei sbarcavano i cereali per i soldati romani dislocati in Europa, e Papa Gregorio Magno, ancora nel secolo VI, scrive al vescovo di Luni Venanzio di riscattare gli schiavi cristiani tenuti a servizio di ricchi ebrei. Nulla da eccepire quindi nel prendere atto che la <via della spongata> tipico dolce dall’etimologia chiaramente mediterranea, derivante dal termine greco “spongia” (spugna) abbia attraversato la Lunigiana, lasciandovi una profonda traccia, sia a Sarzana, sia a Pontremoli, i due centri che nel Medioevo erano tappe certe del cammino dei pellegrini, che a Pontremoli dovevano fare visita al labirinto, simbolo di cammino interiore che avrebbero ritrovato a Chartres ed a Lucca, ed a Sarzana dovevano venerare il Sacro Graal, oggi la reliquia del Preziosissimo Sangue. Se si profila l’ipotesi che la <spongata>, per le sue caratteristiche organolettiche, sia dolce proveniente dal Mediterraneo Orientale, ed in particolare che possa essere di tradizione ebraica, il passato della storia di Sarzana si sposerebbe compiutamente con tale ipotesi. Una prova che le popolazioni locali amassero assaggiare i cibi della tradizione ebraica ci è fornito dalla documentazione del sinodo lunense del 1642, in cui viene vietato ai Lunigianesi di mangiare i cibi degli Ebrei! Volendo prescindere dalla tradizione ebraica per una più generica analisi sull’utilizzo dello zucchero (già noto in India dall’imperatore Dario nel 510 a.C., successivamente menzionato dal generale di Alessandro, Nearco, nel 327 a.C. e prodotto largamente in Sicilia nel 900 d.C.) nulla verrebbe a mancare per la conferma della tradizione sarzanese, in quanto gli approdi di Avenza, San Maurizio, Lerici e Porto Venere, hanno mantenuto il commercio di import-export sulla antica rotta che da Napoli, con lo scirocco, conduceva ad Aleria, e di qui, con il Libeccio, conduceva nel golfo della Spezia. Oltre Pontremoli, per la via del Monte Bardone (il Gebel Bardun di Edrisi) la conoscenza dell’uso dello zucchero non avrebbe avuto alcun impedimento per espandersi nella pianura padana, a ridosso dei passi, e di proseguire quindi fino alla Val d’Aosta, ove si raccolgono tradizioni simili alla <spongata>.